Le 3B e le 4 leve: oltre il solito significato di Smart Working
Le 3B e le 4 leve: oltre il solito significato di Smart Working
Le 3B e le 4 leve: oltre il solito significato di smart working
Mai come in questo periodo la locuzione “smart working” è stata così frequentemente sulla bocca e sulle tastiere degli italiani, molto spesso in modo errato. Abbiamo già parlato della regolamentazione dello smart working in Italia e della differenza (sostanziale!) tra smart working e teleworking. Con questo articolo vogliamo esplorare il significato di smart working in una delle sue più efficaci definizioni.
L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano definisce lo Smart Working come una “nuova filosofia manageriale, fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia, nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione dei risultati”
Clapperton definisce il significato di smart working attraverso le 3B: Behaviours (comportamenti), Bytes (tecnologie) e Bricks (layout fisico). A queste l’Osservatorio ha aggiunto un 4° elemento: la flessibilità. Questo si inserisce spontaneamente nell’idea di lavoro smart. Infatti, è legato alla definizione fornita dall’Osservatorio stesso e coerente con la legge italiana sul lavoro agile (clicca qui per approfondimenti).
In altre parole, dalle 3B si passa ragionevolmente alle quattro leve dello Smart Working.
1. Revisione della cultura organizzativa (Behaviours)
Che cos’è? È una proprietà di un gruppo di lavoro che emerge dalle esperienze comuni ai membri del gruppo stesso. La reinterpretazione della cultura organizzativa, insieme a una coerente riconfigurazione degli stili manageriali, è imprescindibile per un’ottimale implementazione del lavoro in modalità agile. In altre parole, è fondamentale che lo smart worker faccia fare propria la cultura del gruppo con cui collabora affinché lavori in modo responsabile e sostenuto dalla fiducia degli altri componenti del gruppo. La fiducia come alternativa al controllo.
2. Dotazione tecnologica (Bytes)
Che cos’è? Si tratta di tutti gli strumenti tecnologici utili allo svolgimento del lavoro in modalità agile. Naturalmente, l’utilizzo consapevole di questi è indispensabile per garantire flessibilità.
Quali sono le tecnologie digitali necessarie per lavorare smart?
Saltando la banale necessità di avere dispositivi dotati di connessione internet, passiamo a elementi meno ovvi. Ecco che risultano fondamentali:
- Cloud Storage, cioè spazi di archiviazione in Cloud, disponibili online.
Consentono di caricare e accedere ai dati grazie a un dispositivo connesso a internet. Così non è necessario raggiungere l’ufficio per il caricamento e/o l’uso degli stessi; - Unified Communications & Collaboration (UCC). Si tratta di tutte le forme di tecnologia che consentono l’integrazione della comunicazione sia in modalità sincrona che asincrona e asincrona, come ad esempio la messaggistica, la rete telefonica, le mail, piattaforme di file sharing.
- Piattaforme di collaborazione online e social network.
Consentono ai team di lavorare in contemporanea online sugli stessi documenti e chattare al contempo, pianificare e organizzare task e progetti.
3. Layout fisico (Bricks)
Per esplorare il significato di smart working non possiamo prescindere dal layout fisico, ma cos'è? Si tratta del design dello spazio di lavoro. Insieme alle relazioni sociali tra colleghi, è parte integrante dell'ambiente di lavoro.
Perché è importante per lo smart working? Il design fisico modella ed è a sua volta modellato dai processi lavorativi, dalla cultura organizzativa e dalle tecnologie. Lo spazio di lavoro influenza fortemente il benessere e le interazioni sociali, che a loro volta hanno ripercussioni significative su creatività e qualità della performance. La consapevolezza di ciò da parte del management sta conducendo a un riassetto rivoluzionario dei workplace. In quest'ottica, l'approccio al lavoro è quella di una "open source community", intesa come una pratica collaborativa che permette di instaurare relazioni sociali tra i professionisti che vi lavorano.
Così nascono e si diffondono i coworking spaces.
4. Flessibilità di orari e luoghi di lavoro
Che cos’è? È la capacità di un’organizzazione di riconfigurare rapidamente le proprie risorse e attività in risposta alle richieste ambientali e ai cambiamenti del contesto.
In base al contesto e agli attori coinvolti, Cusumano distingue tre tipi di flessibilità:
- Flessibilità retributiva.
Chi è il protagonista? Il singolo lavoratore, cui si adatta la retribuzione sulla base di parametri definiti di concerto con il datore di lavoro.
Opera sul processo di valorizzazione della performance lavorativa. - Flessibilità organizzativa.
Chi è il protagonista? L’intera organizzazione.
Agisce sul ripensamento della strutturazione dell’intero processo lavorativo. - Flessibilità del lavoro.
Chi è il protagonista? L’attività lavorativa.
Consiste nella possibilità del lavoratore di intervenire sulla scelta autonoma dello spazio fisico e del tempo da impiegare nelle attività lavorative, in base alle esigenze personali.
Fonti:
Amabile., 1996. Creativity in context: Update to the social psychology of creativity
Clapperton, G., & Vanhoutte, P. (2014). The Smarter Working Manifesto: When, Wher and how Do You Work Best?
Cusumano (1991. Flexibility and performance: a literature critique and strategic framework
Inalhan G. (2009). The unrecongnized link between employees and their workplace (in change management projects)
Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/smart-working
Wright, P. M., Snell, S. A. (1998). Toward a unifying framework for exploring fit and flexibility in strategic human resource management.