Jobcrafting
Jobcrafting

Negli ultimi anni nel mondo della psicologia del lavoro si stanno insinuando nuovi termini per descrivere situazioni e vissuti lavorativi in modo sempre più dettagliato e variegato. Uno tra questi è il fenomeno del jobcrafting: il termine è stato coniato da un gruppo di psicologi statunitensi all’inizio del 21esimo secolo. Il verbo “to craft” significa letteralmente “creare, fare a mano, manipolare”.
Il concetto dietro al jobcrafting è semplice: si tratta, infatti, di modellare (craft) il proprio lavoro adattandolo a nuove esigenze o gusti personali. Quindi “job crafter” sono quei lavoratori che sviluppano autonomamente diverse modalità di adattamento per bilanciare le richieste e le risorse lavorative con le proprie abilità e le proprie esigenze. Ciò non presuppone ridisegnare da zero la propria posizione lavorativa, ma apportare dei miglioramenti che la rendano adatta al singolo lavoratore. In questo modo, si avranno maggiori probabilità di ottenere prestazioni migliori e maggiore coinvolgimento.
Ma esattamente, come si attua il job crafting? Da dove cominciare? Quando il lavoratore si sente bloccato o al contrario, percepisce di essere pronto per una nuova sfida lavorativa, può sembrare che ci siano tre diverse opzioni:
- Mollare e cercare un nuovo lavoro in un’azienda diversa
- Candidarsi per una nuova posizione nella stessa azienda
- Riqualificarsi per una carriera completamente diversa da quella attuale
E se ci fosse una quarta opzione: reimmaginare e ridisegnare la posizione attuale? Il Job crafting sta proprio nel creare la posizione che il lavoratore vuole, a partire dal lavoro che ricopre al presente, trovando nuovi modi per rendere il lavoro più coinvolgente, accattivante e significativo.
Possiamo pensare al job crafting in tre diverse situazioni lavorative:
Task crafting: il lavoratore aggiunge attività al suo ruolo attuale per allinearsi con gli interessi personali. Ad esempio, se il team non dispone di sistemi, ma il lavoratore ama essere organizzato, può utilizzare i suoi punti di forza per creare un processo di flusso di lavoro migliore. Oppure, se il lavoratore è appassionato di scrittura e comunicazioni, potrebbe contribuire alla newsletter aziendale o chiedere di parlare alla prossima conferenza del team.
Relationship crafting: per espandere le interazioni al di fuori del team di base, per costruire nuove connessioni e reti. Per esempio se al lavoratore piace stare in compagnia, ma il suo ruolo è molto isolato, o vuoi connettersi con altre parti dell’organizzazione, può cercare reti a cui unirsi per costruire relazioni e aprirsi a nuove esperienze.
Cognitive crafting: comporta lo spostamento della mentalità per trovare scopo e significato nel lavoro. Per esempio, un venditore potrebbe decidere di vedere il proprio lavoro non solo come la vendita di un prodotto, ma la creazione di un'esperienza eccezionale per il suo cliente o contribuire a migliorare la vita di qualcuno.
Un primo consiglio per cominciare ad applicare il job crafting è riflettere: capire quali sono gli aspetti che interessano e stimolano di più del ruolo lavorativo ricoperto, come intraprendere diversi compiti o progetti, o cambiare il modo in cui vedere il ruolo. È importante inoltre parlare con il proprio capo, condividendo bisogni di cambiamento, di crescita di carriera o di rivisitazione del ruolo ricoperto.
Il job crafting non richiede di cambiare tutto in una volta, al contrario è possibile sperimentare piccoli cambiamenti, decidendo i vari step da seguire lungo il percorso. Anche un piccolo cambiamento nelle interazioni, nelle attività quotidiane o semplicemente nella mentalità può riaccendere la voglia di mettersi in gioco nella vita lavorativa.
Fonte: https://www.softskills.site/